La newsletter di questo mese arriva dall’Egitto via Egab. La giornalista Mariam Mokhtar ci racconta di una varietà selezionata di Paulownia, una pianta asiatica dalle ampie foglie e dai molteplici usi, che secondo i suoi promotori potrebbe contribuire a contrastare la perdita di superficie alberata e la desertificazione. Se infatti la Paulownia in alcuni contesti può essere invasiva, in un paese arido come l’Egitto potrebbe sopperire in breve tempo alla riduzione di manto arboreo dovuta alla crescente urbanizzazione. Richiedendo però grandi quantità di acqua, c'è chi sostiene che non sia l’ideale per contrastare la desertificazione. Inoltre, alcuni degli impieghi proposti avrebbero bisogno di maggiore ricerca. Intanto, nonostante alcune difficoltà, nel paese si iniziano a piantare foreste di Paulownia. A noi sembra forse presto per stabilirne l’efficacia o meno, ma siamo convinti che il tentativo valga la pena di essere raccontato. Buona lettura!

Una decina di anni fa, una passeggiata lungo la via del Nilo, vicino al centro del Cairo, era considerata uno dei passatempi preferiti degli egiziani. Molti si fermavano a guardare l'acqua del fiume che si increspava dolcemente, sfuggendo per un attimo al caldo torrido dell'estate sotto i rami tentacolari degli alberi risalenti al XIX secolo che costeggiavano il marciapiede. Ma da allora l'Egitto ha perso tre quarti della sua copertura verde e lungo la Corniche del Nilo di quegli alberi storici e imponenti che un tempo interrompevano il paesaggio non c’è più traccia.

Oltre ad Agouza, cittadini riportano di alberi abbattuti in molti altri quartieri del Cairo, tra cui Garden City, Maadi e Downtown, ma anche in altri governatorati. Gli egiziani collegano l'intenso caldo estivo di quest'anno - che nel sud del paese ha sfiorato i 50 gradi - alla crescente tendenza a rimuovere gli alberi per fare spazio a megaprogetti.

Solo negli ultimi dieci anni, a causa dello sviluppo urbano, della desertificazione e della rimozione di spazi verdi per scopi industriali e commerciali, la già scarsa copertura arborea dell'Egitto, inferiore all'uno per cento della superficie del paese, è arrivata a occupare appena un quarto dell’estensione del 2010.

Senza la capacità degli alberi di sequestrare il carbonio, gran parte rimarrebbe nell'atmosfera sotto forma di CO₂, il gas serra maggiormente responsabile del riscaldamento globale. Gli alberi infatti immagazzinano il carbonio nei rami, nelle foglie, nelle radici e nel terreno. Quando vengono rimossi, non solo viene assorbita meno CO₂, ma il carbonio immagazzinato viene rilasciato nell'atmosfera. Secondo i dati di Global Forest Watch, la perdita di copertura verde in Egitto dal 2013 a oggi può essere stimata in 121 chilotonnellate di emissioni di anidride carbonica, equivalenti al consumo energetico annuale di oltre 15mila abitazioni.

A peggiorare le cose, lo spazio verde pro capite del paese si è ridotto a 0,17 metri quadrati per persona, ben al di sotto dei nove metri quadrati per persona raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità.

Negli ultimi anni diverse iniziative di riforestazione, guidate sia dal governo che da gruppi di comunità, sono nate per riportare un po’ di verde nell'arido paesaggio egiziano. Tra queste: l'iniziativa 100 milioni di alberi lanciata dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi in concomitanza con la Cop27; Shagrha, una campagna che ha visto la piantumazione di 360mila alberi in 17 governatorati dal 2016 a oggi; e Paulownia Egypt, che supervisiona la piantumazione e la gestione delle prime foreste di Paulownia in Egitto e in altri paesi del Medio Oriente, tra cui Arabia Saudita, Iraq, Emirati Arabi Uniti e Sudan.

L'iniziativa, nata in collaborazione con la Società egiziana per gli alberi da legname e la protezione ambientale, è stata fondata da Ashraf Orabi e comprende esperti delle università del Cairo, Ain Shams e al-Azhar.

“La mancanza di foreste in Egitto non è dovuta solo alle condizioni climatiche e alla scarsità di precipitazioni, ma anche all'espansione urbana e alla centralità data alla produzione di cibo per soddisfare la rapida crescita della popolazione”, spiega Orabi.

“Oltre il 96 per cento del territorio è dominato da aree desertiche con scarsa vegetazione. Speriamo di poter piantare 100mila acri (circa 40.470 ettari) di Paulownia in tutto l'Egitto”.

A sinistra, foglie di Paulownia; a destra, la foresta che Paulownia Egypt ha realizzato nella zona di Helwan, sobborgo a sud del Cairo (Mariam Mokhtar).

Orabi ha avuto questa idea mentre gestiva un vivaio che ospitava diverse piante. Voleva individuare una specie che potesse avere molteplici usi. Negli anni successivi, attraverso ricerche e sperimentazioni approfondite, scelse di investire sulla Paulownia.

La Paulownia, un albero deciduo (ndr, che perde le foglie in inverno) a crescita rapida originario dell'Asia orientale, è nota per le foglie a forma di cuore e i fiori a campana. La sua grande massa di foglie verdi potrebbe essere potenzialmente destinata all'alimentazione animale, ma secondo Hesham Khamis, professore emerito presso il Dipartimento sugli alberi da legname dell'Istituto di ricerca in orticoltura del Cairo, sono necessarie ulteriori ricerche per studiarne l'appetibilità e gli effetti sulla digestione animale.

Khamis concorda che sia necessario aumentare la copertura arborea per combattere il riscaldamento globale e l'inquinamento, nel tentativo di raggiungere uno sviluppo sostenibile. Ma teme che la Paulownia non sia altrettanto efficace nella lotta alla desertificazione.

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