Dal proliferare di granchi blu alla diminuzione dei gamberi rossi, due produzioni a firma Magma raccontano come cambia la vita sott’acqua. E l’acqua rimane un tema centrale di questo mese, tra le conseguenze della siccità e le misure adottate dai governi per fronteggiare le crisi incrociate dei nostri tempi. Anche se, nonostante un 2022 denso di eventi climatici estremi, sottolinea Legambiente nel presentare un suo recente rapporto, l'Italia rimane l'unico grande paese europeo ancora sprovvisto di un piano nazionale di adattamento al clima, in bozza dal 2018. L’augurio è che il governo che si formerà a seguito delle elezioni di questo mese, invece di continuare a rincorrere le emergenze, si impegni a realizzare politiche di adattamento e mitigazione degli impatti sull’ambiente, la società e l’economia italiana nel breve, medio e lungo periodo.
Macchina del tempo. Bisogna tornare indietro di 500 anni per trovare una situazione di siccità simile a quella vissuta in Europa quest’estate. Secondo Andrea Toreti, del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea, siamo prossimi a poter dire che non ci sono comparazioni possibili nei registri scientifici dell’era moderna. Tra incendi che devastarono i campi agricoli, fiumi come il Reno e l’Elba che si potevano attraversare a piedi e il prezzo dell’acqua che superava quello del vino, il ricordo dell’estate del 1540 è una magra consolazione per gli scettici del riscaldamento climatico. Un articolo di Politico (e riassunto da Il Post), ricostruisce le ripercussioni sociali portate dalla “mega-siccità” cinque secoli fa in Europa, simile a quella che stiamo vivendo oggi, tra caccia alle streghe e preghiere per la pioggia.
Ritrovamenti climatici. Ha 500 anni anche la mummia di camoscio che è stata trovata sui ghiacciai alpini austriaci, che, come noto, quest’anno si sono ritirati drammaticamente. I ricercatori sperano che il triste presente e futuro dei ghiacciai possa almeno rivelare nuove conoscenze sul nostro passato, come una nuova mummia di Ötzi. Tra le cose più curiose che sono riemerse negli ultimi mesi per la scarsità d’acqua in Europa: un complesso megalitico in Spagna, resti umani e rottami di un aeroplano sulle Alpi, palafitte risalenti all'età del Bronzo sul fiume Oglio, tra le province di Mantova e Cremona, e poi ancora tank tedeschi sul Po, rovine di chiese e castelli.
Crisi incrociate. La penisola iberica sta soffrendo un’estate particolarmente difficile per le risorse idriche. Spagna e Portogallo affrontano le peggiori condizioni di siccità degli ultimi 1200 anni. E in Spagna la situazione climatica si aggiunge alla crisi energetica, che ha portato il governo di Pedro Sanchez a prendere misure per il contenimento dei consumi elettrici. Il governo spagnolo ha deciso di fissare un limite minimo sull’uso dell’aria condizionata, che non può essere inferiore a 27 gradi nei negozi, magazzini, cinema, hotel ed edifici pubblici, nonché un limite massimo nell’uso del riscaldamento per il prossimo inverno, che non dovrà superare per legge i 19 gradi Celsius.
Acque devastatrici. Dopo l’incendio di maggio di cui avevamo parlato qui, a Stromboli è successo quello che molti temevano. Un forte temporale si è abbattuto sull’isola e così la montagna, ormai sprovvista di vegetazione e ricoperta di terriccio e sabbia, ha restituito a valle fango che ha ricoperto le vie del paese. Da maggio si discute su come intervenire per ripristinare la vegetazione, purtroppo un’operazione non così semplice, come spiegano a Stromboli.live i promotori di una campagna di raccolta fondi per mitigare i danni ambientali che si sono susseguiti sull’isola negli ultimi mesi. Ma Stromboli non è stato l’unico posto dove, nel corso dell’ultimo mese, precipitazioni estreme, l’altra faccia dei cambiamenti climatici che stiamo vivendo, hanno prodotto danni. Nella vicina Scilla, in Toscana, nel Levante ligure, in Salento ci sono state strade allagate, alberi sradicati; fenomeni caratterizzati in alcuni casi da trombe d’aria o chicchi di grandine grossi come biglie, palline da ping pong, se non addirittura da tennis come nel caso della tempesta di martedì 31 agosto in Catalogna, Spagna.
Deliziosi e distruttivi, i granchi blu invadono il Mediterraneo. Due specie invasive della stessa famiglia di granchi blu, quella dei Portunidae, provenienti da parti opposte del mondo, l’Atlantico e l’Indo Pacifico, dove entrambe sono apprezzate culinariamente, stanno colonizzando il Mediterraneo, favorite dall’aumento delle temperature. Lungo le coste italiane, nell’ultimo mese non sono mancate le segnalazioni di Callinectes sapidus, il granchio blu atlantico che negli Stati Uniti, soprattutto nella baia di Chesapeake, tra la Virginia e il Maryland, costituisce una pesca molto importante e redditizia. Come spiega questo articolo di Geopop, il primo avvistamento in Adriatico risale alla prima metà del ventesimo secolo. Solo a partire dal 2014, però, il Callinectes ha iniziato a comparire in numeri sempre maggiori nelle lagune di Lesina e Varano, in Puglia. Questa specie è oramai diffusa lungo la costa adriatica, ma anche in Sicilia e Sardegna; ed è stato più recentemente avvistato lungo il litorale toscano e laziale e all’isola d’Elba. L’altra specie, il granchio nuotatore blu, o Portunus segnis, proviene dall’oceano Indiano ed è stata registrata nel Mediterraneo già poco dopo l’apertura del canale di Suez, un secolo e mezzo fa. A partire dal 2014 ha trovato un habitat ideale nel golfo di Gabes, nel sud della Tunisia, dove è rapidamente esplosa. In Italia, non è molto presente ma lo scorso mese due esemplari di Portunus segnis sono stati pescati a Pantelleria, secondo quanto segnalato sui gruppi Facebook specialistici Oddfish e Fauna marina mediterranea.
Sulle strategie di gestione di queste due specie invasive di interesse commerciale, la magmatica Guia Baggi ha scritto per Mongabay. L’articolo prende a esempio la Tunisia, dove il Portunus in pochi anni ha dato vita a una fiorente e remunerativa filiera di lavorazione legata all’export di questo granchio, e altri paesi come l’Italia dove il Callinectes è invece ancora visto come un invasore da poter mangiare sì, ma soprattutto per ridurne la popolazione. Entrambe queste specie infatti hanno importanti ricadute sugli ecosistemi locali, oltre che sulle attività di pesca: cibandosi voracemente, scavando e disturbando i fondali - incuranti delle praterie di fanerogame che vi crescono sopra. Recenti articoli e video hanno illustrato quello che altri paesi del Mediterraneo, come Spagna e Francia, stanno facendo per fronteggiare l’espansione del granchio blu atlantico.
Sempre in tema di cambiamenti nella biodiversità legati al riscaldamento delle acque, un altro recente articolo di Guia dà qualche riferimento sulle iniziative che vedono il coinvolgimento dei centri per la subacquea ricreativa nella raccolta di dati utili agli scienziati marini per monitorare la salute degli ecosistemi mediterranei.
La crisi dei pescatori siciliani nel Mediterraneo conteso. Un’inchiesta di IrpiMedia, firmata da Davide Mancini insieme a Sara Manisera (Fada Collective) e Stavros Malichudis (Solomon) racconta le difficoltà dei pescatori siciliani, gli intrecci con la criminalità organizzata, la competizione con l’acquacoltura greca e le flotte che crescono in Tunisia e Egitto alla ricerca del prezioso gambero rosso.
Vigne che cambiano. I produttori di vino francese da tempo cercano soluzioni per fronteggiare il nuovo clima caratterizzato da ondate di calore, gelate primaverili e scarsità d’acqua. Quest’anno la vendemmia è partita in anticipo e molti vigneti hanno iniziato a raccogliere l’uva tra fine luglio e inizio agosto. In Francia già da tempo si stanno sperimentando diverse strategie per adattarsi al clima. A Bordeaux, per esempio, dal 2009 vengono coltivate diverse varietà di uva che meglio tollerano la poca acqua. Tra quelle che danno risultati migliori ci sono le varietà provenienti da Spagna e Portogallo. Anche in Italia i tempi della vendemmia sono stati anticipati di circa un mese, ma per il vino potrebbe comunque essere un’ottima annata.
L’opzione dissalazione in Italia. La siccità, che quest’estate ha messo in ginocchio l’agricoltura della pianura padana, ha riproposto il tema degli impianti di dissalazione. Una puntata di Radio3 Scienza ne esamina costi e benefici, così come si sofferma sul riutilizzo delle acque reflue, oggi fermo al 5 per cento, ma che, se usate nella loro totalità, potrebbero ricoprire il 45 per cento del fabbisogno idrico dell’agricoltura italiana.
Spopolamento e incendi. In un’intervista di Europe Talks Back, Davide Mancini riassume l’inchiesta fatta insieme a Marcello Rossi e altri partner europei sulla relazione tra gli incendi e lo spopolamento. Si può ascoltare (in inglese) cliccando sull'immagine qui sotto.
DAVIDE MANCINI
Giornalista freelance, si interessa di ambiente da Bruxelles e appena può se ne va al sud. Scrive, fotografa e filma i cambiamenti che avvengono nel Mediterraneo. Ha fondato una piattaforma di video giornalismo partecipativo. Un master in Mundus Journalism e Knight/VICE fellow alla City University of New York. Ha qualche problema di dromomania.Questo è quanto per questo mese. Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a ottobre.
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