Anche questo mese, Lapilli torna con una selezione di notizie che riguardano l'ambiente e sollevano questioni rilevanti per molte delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo. Si parla della recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sui diritti legati al clima, emessa in risposta a una causa presentata da un gruppo di anziane signore svizzere; c’è il cielo greco tinto di arancione a causa dei venti sabbiosi del Sahara; lagune come oasi per gli uccelli migratori in Albania, ma anche delta fluviali minacciati dalla costruzione di nuove strutture ricettive. Si affrontano temi cruciali come la protezione delle aree marine in Grecia e il ritorno degli impianti di dissalazione in Sicilia, mentre immagini satellitari rivelano l'incidenza persistente della siccità in Marocco. Questo e molto altro in questi Lapilli di maggio! Se ti piacciono, aiutaci a diffonderli inoltrando questa email ad amici e conoscenti. Buona lettura!
Il diritto a un ambiente pulito. La Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) ad aprile ha emesso una sentenza storica: l'inazione sul cambiamento climatico è considerata una violazione dei diritti umani. Secondo un articolo di DeSmog, riportato dalla newsletter Solar di Radar Magazine curata da Anna Violato, la Svizzera è stata giudicata responsabile di non aver preso misure adeguate per ridurre le emissioni di gas serra, violando così il diritto al rispetto della vita familiare e privata dei cittadini più vulnerabili.
Questo caso rappresenta il primo intervento della Corte su questioni climatiche. La decisione è stata presa dopo la valutazione di tre casi, tra cui quello delle "KlimaSeniorinnen Schweiz", un gruppo di oltre 2mila donne svizzere di più di 64 anni, che hanno dimostrato di essere particolarmente vulnerabili alle ondate di calore sempre più intense. Con il sostegno di Greenpeace Svizzera, hanno richiesto un maggiore impegno da parte del loro paese per mantenere il riscaldamento globale entro i limiti stabiliti dall'accordo di Parigi del 2015, fissati a 1,5 gradi Celsius. Il governo svizzero ha ammesso che il riscaldamento danneggia la salute, ma non considera le KlimaSeniorinnen come delle vittime. Tuttavia, la Corte ha criticato la Svizzera per non aver chiarito come avrebbe ridotto le emissioni di gas serra e per non aver raggiunto gli obiettivi di riduzione prefissati. La decisione unanime della Cedu è definitiva e potrebbe avere un certo impatto sui dibattiti riguardanti la modifica della Convenzione europea dei diritti umani per includere il diritto a un ambiente più sostenibile, sano e pulito. Le azioni legali sul clima sono sempre più comuni a livello globale, ma questa è la prima volta che un tribunale internazionale si pronuncia sul tema. La Cedu non ha specificato gli interventi precisi che la Svizzera dovrebbe compiere, ma ha delineato gli standard minimi, che includono la necessità di stabilire bilanci di carbonio e obiettivi intermedi, il loro aggiornamento e trasparenza nel monitorarne il progresso (Solar; DeSmog).
Lo stato del clima in Europa. L'Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente, secondo un comunicato congiunto rilasciato dall'Organizzazione meteorologica mondiale delle Nazioni unite e il Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus in occasione della pubblicazione dell’ultimo rapporto sullo stato del clima in Europa, e dove le temperature stanno aumentando a circa il doppio della media globale.
Marzo 2024 è stato il decimo mese consecutivo con temperature mensili record, secondo Copernicus, e nel 2023 la temperatura media della superficie marina in Europa ha raggiunto il suo livello annuale più alto (delle temperature anomale della superficie degli oceani abbiamo parlato nell'ultimo numero di Lapilli+). Secondo il rapporto, incendi devastanti hanno interessato soprattutto i paesi del sud dell’Europa, come Portogallo, Spagna e Italia. In particolare, la Grecia è stata colpita dal più grande incendio boschivo mai registrato nell'Unione europea, che ha distrutto 96mila ettari di terreno. Il rapporto si concentra anche sull'impatto delle alte temperature sulla salute umana, notando che il tasso di mortalità legato al caldo è aumentato del 30 per cento in Europa in due decenni (The Guardian). Ma guarda anche a possibili soluzioni. Le due agenzie hanno dichiarato che il continente ha l'opportunità di sviluppare strategie mirate per accelerare la transizione verso risorse rinnovabili in risposta agli effetti del cambiamento climatico (Associated Press).
Cielo arancione. Intorno al 23 aprile, i cieli di Atene si sono nuovamente tinti di arancione quando i venti sahariani hanno trasportato la polvere del deserto verso nord, avvolgendo la capitale greca in una sottile nebbia di pulviscolo e luce spettrale, riporta il New York Times. La tempesta di sabbia ha dapprima investito la Libia per poi spostarsi verso Grecia e Turchia (Washington Post). Sebbene non sia un fenomeno nuovo, questa nuvola di polvere risulta più densa delle precedenti che hanno interessato la Grecia, secondo l'Osservatorio nazionale di Atene. Questa sequenza di immagini proposta dal Times cattura la fosca tonalità arancione che ha avvolto la città, dall'acropoli di Atene alle piazze e alle bancarelle lungo le strade della capitale greca (The New York Times).
Verso gli obiettivi 30x30. Restando in Grecia, secondo quanto riportato da Yale Environment 360, il paese ha annunciato la creazione di due grandi parchi marini: uno di 8mila chilometri quadrati nel mar Egeo e l'altro di oltre 14mila chilometri quadrati nel mar Ionio. In questo modo la superficie attualmente protetta verrebbe estesa a circa un terzo delle acque territoriali greche, in linea con l'obiettivo di proteggere il 30 per cento della terra e del mare stabilito nel 2022 dalle Nazioni unite alla conferenza sulla biodiversità di Montreal, in Canada.
La Grecia prevede inoltre di porre fine entro il 2030 alla pesca a strascico nelle acque protette, un'attività dannosa per la vita marina e che con il passaggio delle reti contribuisce al rilascio del carbonio sepolto. Per monitorare queste aree, saranno impiegati droni, satelliti e intelligenza artificiale (Yale Environment 360).
Gestione idrica, ipotesi di dissalazione al sud. Come già scritto in precedenti Lapilli, la crisi idrica in Italia si è spostata al sud, con la Sicilia particolarmente colpita, mentre al nord le piogge hanno garantito una buona riserva d'acqua per l'estate. Come abbiamo sottolineato in passato, non sempre le situazioni di emergenza legate alle scarse precipitazioni sono dovute solo a fattori climatici, ma spesso anche a una gestione inefficace delle risorse idriche. Secondo i dati dell'Istat, in Italia il 42,4 per cento dell'acqua immessa nella rete viene disperso. In questo articolo, il Post analizza i diversi attori coinvolti e le rispettive competenze in materia di gestione idrica. La struttura commissariale contro la siccità istituita dal governo nel 2023 ha recentemente avviato un’iniziativa di raccolta dati per individuare i progetti strategici volti a migliorare tale gestione. Ma la gestione idrica in Italia è caratterizzata da una frammentazione tra enti pubblici e consorzi che rende difficile comprendere le aree di competenza, con una conseguente difficoltà nella distribuzione delle risorse destinate alla manutenzione (Il Post).
Rimanendo in Sicilia, la regione sta rivalutando la possibilità di reintrodurre i dissalatori per combattere l’emergenza siccità, come riporta Focusicilia. Si tratta di impianti più moderni rispetto al passato (tra il 2010 e il 2014 i dissalatori di Gela, Trapani e Porto Empedocle furono chiusi perché obsoleti, impattanti e molto costosi) che, rispetto alla vecchia tecnica della evaporazione, un metodo che richiedeva l'uso di combustibili fossili, utilizzano l’osmosi inversa. Questa tecnica funziona grazie a una membrana che trattiene il sale dell'acqua di mare, producendo acqua dolce in modo più efficiente e meno dannoso per l'ambiente. Un nuovo impianto di dissalazione è attualmente in fase di costruzione sull'isola, avrà un costo di 40 milioni di euro, il 75 per cento del quale sarà finanziato attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Focusicilia).
Siccità vista dall’alto. Le immagini satellitari scattate tra il 2018 e il 2024 nel mese di marzo, e analizzate dalla Bbc, mostrano come il secondo bacino idrico più grande del Marocco, la diga di Al Massira, tra Casablanca e Marrakesh, si stia prosciugando. La diga infatti contiene solo il 3 per cento della quantità media di acqua rispetto a nove anni fa. È il risultato di sei anni consecutivi di siccità, in cui temperature record hanno portato a una maggiore evaporazione, minacciando le risorse idriche del paese nordafricano.
Le immagini mostrano una trasformazione del paesaggio, con zone verdi che si inaridiscono, un fenomeno che non è confinato solo all'area intorno ad Al Massira ma si estende in tutto il paese.
Circa il 90 per cento del consumo d'acqua in Marocco è dedicato all'agricoltura. Ma alcuni agricoltori, viste le condizioni estreme, considerano il raccolto del 2024 ormai perso. Oltre all'impatto sulle coltivazioni, la carenza di piogge ha anche colpito i famosi hammam, chiusi per tre giorni alla settimana per risparmiare acqua, mentre le autorità hanno avviato una campagna per incoraggiare le persone a conservare più acqua.
Le condizioni analizzate mostrano come il Marocco sia sensibile ai cambiamenti climatici. In queste aree, le siccità ci sono sempre state lungo la storia del paese, ma il cambiamento climatico globale ne sta aumentando frequenza e intensità (Bbc).
Uccelli migratori in declino. Considerata da lungo tempo un paradiso per gli uccelli migratori, la laguna Vain, lungo la costa settentrionale dell'Albania, sta progressivamente perdendo il suo status. Le crescenti temperature stanno danneggiando le zone umide, con conseguenze gravi sulle popolazioni di volatili che solitamente vi fanno tappa. Un articolo di France 24 segnala come la laguna, che ospita 196 specie di uccelli migratori, ha visto mancare all'appello circa il 40 per cento di queste popolazioni stando a un monitoraggio condotto a gennaio.
Gli scienziati individuano diverse cause, tra cui bracconaggio e collisioni con linee elettriche, ma l'aumento delle temperature potrebbe essere ancora più determinante. Il riscaldamento delle acque potrebbe contribuire a una minore disponibilità di cibo per quegli uccelli che si cibano di pesci, e al declino degli stock ittici. È una minaccia di dimensioni globali che richiede azioni coordinate per affrontarla, ha detto Taulant Bino, che presiede l'Associazione ornitologica albanese. "Nessun paese può combattere da solo la battaglia. Il cambiamento climatico e i rischi che gli uccelli migratori affrontano durante i loro viaggi sono un problema globale" (France24).
Il delta del Vjosa a rischio. Rimanendo in Albania, ma spostandoci verso sud, sul delta del fiume Vjosa, anche qui le popolazioni di uccelli migratori sono in pericolo. Ma principalmente per altri motivi. Il sud dell'Albania si distingue come una delle aree più incontaminate d'Europa. Il fiume Vjosa è considerato l'ultimo fiume senza dighe nel continente, scorrendo liberamente dalle montagne del Pindo in Grecia fino alla sua foce nell'Adriatico. Tuttavia, nonostante il recente riconoscimento del nuovo Parco nazionale del fiume Vjosa, le misure di tutela ambientale si limitano al solo corso d'acqua, lasciando il delta esposto ai progetti di sviluppo. Ed è proprio quello che sta succedendo: la pianificazione di hotel e residenze di lusso - ci sarebbe anche lo zampino del genero di Trump, Jared Kushner - e la realizzazione di un aeroporto internazionale, con l'obiettivo di trasformare questa zona costiera in una sorta di "Riviera albanese". Questi piani hanno sollevato preoccupazioni tra gli ambientalisti e non solo. La biodiversità che il delta del Vjosa preserva è infatti di cruciale importanza per tutta Europa. Questo delta rappresenta uno dei pochi esempi di delta sul mare praticamente intatto, con una natura ancora incontaminata, e funge da area di nidificazione per una vasta gamma di uccelli acquatici, alcuni in via d’estinzione, come il pellicano riccio (Yale Environment 360).
Monitorare la Posidonia con l’intelligenza artificiale. Le piante marine endemiche del Mediterraneo, in particolare la Posidonia oceanica, stanno subendo una forte diminuzione a causa dell'attività umana e dei cambiamenti climatici. Molti progetti di conservazione hanno fallito a causa della mancanza di un adeguato monitoraggio. Uno studio condotto da alcuni centri di ricerca spagnoli e pubblicato su Nature propone un nuovo approccio che utilizza intelligenza artificiale e dati satellitari per mappare e monitorare queste praterie. Il modello proposto ha un'accuratezza del 74-92 per cento e può essere adattato anche ad altre regioni. Questo metodo supporta l'obiettivo della Rete mediterranea sulla Posidonia (Mediterranean Posidonia Network) di proteggere queste praterie entro il 2030 e di aiutare ogni nazione nella conservazione di questi ecosistemi, fornendo mappe aggiornate per evitarne il deterioramento futuro (Nature).
Tempeste Daniel ed Elias: un colpo per l’agricoltura. In Grecia, il lago Karla, una delle più vaste distese d'acqua interne del paese, prosciugato negli anni '60 per contrastare la malaria e poi ripristinato nel 2018 come zona umida per affrontare la siccità, è ora triplicato rispetto alle sue dimensioni originali a seguito delle alluvioni dello scorso anno.
Le impressionanti inondazioni causate dalle tempeste Daniel ed Elias a settembre 2023 hanno infatti danneggiato la vegetazione e le attività agricole della zona. Per dare una misura del fenomeno, il villaggio di Sotirio, una volta circondato da campi, si trova ora ad affacciarsi su acque stagnanti. La formazione di una zona paludosa intorno al lago ha danneggiato soprattutto le coltivazioni di cotone, una delle principali materie prime esportate dalla Grecia, aprendo un dibattito sul futuro di questa coltivazione e sul ruolo della Grecia come principale produttore di cotone dell'Unione europea. Anche successivamente al ritiro delle acque alluvionali, è incerto se la produttività agricola dei campi potrà essere ripristinata.
Le iniziative allo studio sono comunque varie: la possibilità di realizzare un canale per il deflusso dell’acqua nel mar Egeo o la proposta di costruire dighe di arginamento del lago per prevenire alluvioni future (Al Jazeera; Agence France Presse).
LUCIA DE STEFANI
Editor per una rivista americana per studenti. Come freelance, scrive recensioni su progetti fotografici e di illustrazione. Vive e lavora a New York, ma appena può torna a respirare il Mediterraneo.Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a giugno, o prima con Lapilli+.
Se questa newsletter ti è stata inoltrata, per continuare a riceverla puoi iscriverti qui. Lapilli è inviata gratuitamente e sempre lo sarà, ma puoi sostenerci destinando il tuo 5x1000 a Magma Aps (C.F. 96511280586) o con una piccola donazione (anche con bonifico intestato ad Associazione Magma APS, Iban: IT34B0623002812000030639558), grazie!
Lapilli è la newsletter che raccoglie ogni mese notizie e approfondimenti su ambiente e Mediterraneo apparsi sui media e selezionati da Magma. Se non sai chi siamo, qui trovi il manifesto di Magma.