In questo numero di Lapilli ci occupiamo di acqua: quella che è arrivata in quantità eccezionali in Spagna, Francia, Italia e nei Balcani; ma anche quella che ha trasformato il volto del deserto del Sahara dando vita a un paesaggio insolito. Affronteremo poi cosa succede in mare quando le aree costiere si allagano e gli effetti dei sempre più frequenti fenomeni estremi sulla salute mentale delle persone.
Ma prima di tutto vogliamo presentarti i partecipanti alla prima edizione della scuola magmatica di giornalismo ambientale: puoi scoprire chi sono e su cosa lavoreranno qui!
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Acqua e fango. Anche a ottobre la pioggia si è abbattuta su molte parti del Mediterraneo. Solo pochi giorni fa, nelle regioni di Valencia e Castiglia-La Mancia, in Spagna, nell’arco di otto ore è caduta la pioggia che mediamente cade in un anno, causando forti alluvioni e la morte di almeno 158 persone (al momento in cui stiamo chiudendo la newsletter). Le immagini sono devastanti: auto ammassate, case sventrate, ponti crollati. Forti piogge si verificano spesso in questo periodo nel Mediterraneo occidentale. Il fenomeno ha anche un nome, Dana, che sta per Depresión aislada en niveles altos, cioè depressione isolata ad alta quota, ovvero una bolla di aria fredda a bassa pressione (Geopop). Quando l'aria fredda si muove sopra le calde acque del mar Mediterraneo, permette all'aria più calda e umida in superficie di salire rapidamente. Ciò genera nuvole cariche di pioggia. E più il mar Mediterraneo si scalda e più la Dana aumenta di intensità (New York Times). Nel frattempo, alcune organizzazioni che si occupano di scienza dell'attribuzione hanno già fatto delle analisi preliminari per stabilire come e quanto il riscaldamento globale abbia contribuito a rendere questo evento così devastante (Climática).
Già all'inizio di ottobre precipitazioni molto forti - come forse non se ne vedevano da un decennio - avevano colpito il centro sud della Bosnia, causando alluvioni e frane. Almeno 26 persone sono morte e un intero lago è stato inondato di detriti nel piccolo villaggio di Jablanica. Il paese veniva da un’estate secchissima e caldissima in cui le temperature avevano sfiorato i 40 gradi. Il terreno non è dunque riuscito ad assorbire la grande quantità di pioggia caduta in pochissimo tempo.
Allagamenti e fenomeni intensi si sono poi registrati anche nel sud della Francia e in varie parti d’Italia. Il Po è esondato a Torino. Nel levante ligure i ponti si sono trasformati in cascate. In Emilia Romagna 3mila persone sono state evacuate. Nella Sicilia orientale un medicane ha trasformato le strade in fiumi. Per l'Emilia Romagna in particolare si è trattato della quarta alluvione in un anno e mezzo. Secondo l’analisi di ClimaMeter, le molteplici alluvioni che hanno recentemente colpito l’Italia sono state determinate da condizioni meteorologiche eccezionali, probabilmente dovute al cambiamento climatico innescato dalle attività umane.
Le ripercussioni in acqua. Gli effetti delle alluvioni non si limitano alle aree allagate, ma arrivano fino al mare. Ne sa qualcosa Manuele Merisio, pescatore di Sestri Levante in Liguria.
“Quando piove e si allagano le strade, tutti pensano alle città, ma nessuno si ricorda di cosa succede in mare”, dice Merisio, che pesca pesce azzurro nel mar Ligure da circa 40 anni.
Dopo le piogge forti, in mare arriva di tutto. “C’era pieno di bottiglie di plastica, di tronchi e, insieme all’acqua dolce, viene riversata una quantità di terra e fango che finisce sul fondale marino. Ai pesci non piace più quell'ecosistema e spariscono”.
Merisio che fa questo mestiere da tempo dice di aver notato quanto il clima sia cambiato, le bombe d’acqua siano più forti e frequenti e quanto questo abbia avuto ripercussioni sui ritmi del suo lavoro. Se 40 anni fa, durante la stagione estiva, si usciva quasi tutti i giorni a pescare, negli ultimi anni le giornate buone, senza fango, plastica e tronchi in mare, si sono ridotte notevolmente. Inoltre il pesce azzurro, come acciughe e sardine, predilige il mare pulito e il tipo di pesca che fa Merisio si può fare solo quando ci sono condizioni meteo buone.
“Quest’anno abbiamo fatto pochissimi giorni di pesca perché il tempo è sempre [stato] brutto”. E col tempo brutto il mare cambia colore. “Qui da noi nel mar Ligure con l’acqua marrone incredibilmente sparisce tutto”.
Gli effetti psicologici degli eventi estremi. Solo in Italia, al 15 settembre sono stati registrati circa 1900 eventi climatici estremi (nubifragi, grandinate, trombe d’aria, alluvioni e via discorrendo). Come evidenziato da Alice Facchini in un articolo su Internazionale, con le foto di Michele Lapini, tutto ciò ha un risvolto anche sulla salute mentale delle tantissime persone coinvolte. L’articolo prende ad esempio le alluvioni in Toscana ed Emilia Romagna da un lato e la siccità in Catalonia dall’altro. Facchini riporta come la diversa natura dei fenomeni intensi dia origine a emozioni altrettanto diverse. Le alluvioni che accadono in fretta e sono molto distruttive provocano stati di stress e ansia molto acuti fino al possibile sviluppo di una sindrome da stress post traumatico. Mentre la siccità, che è un fenomeno che si protrae nel tempo e lentamente cambia il paesaggio, suscita emozioni più legate alla depressione e alla nostalgia di com’erano le cose prima che tutto iniziasse a cambiare. Il paradosso è che spesso questi fenomeni si alternano, aumentando il carico psicologico sulle persone. In Bosnia, subito dopo la recente alluvione, l’Organizzazione mondiale della sanità si è attivata per mandare sul campo psicologi che potessero assistere sia le persone colpite dall’alluvione sia i soccorritori, sottolineando come non basti solo prendersi cura di case e strade, ma anche della salute mentale delle persone.
La ricostruzione spedita di Derna. A poco più di un anno dalla strage di Derna, la città della Libia nord orientale che nel settembre del 2023 fu devastata da una potentissima alluvione che causò la morte accertata di 5mila persone e migliaia di dispersi, la ricostruzione si intreccia con le faide politiche interne al paese. Nel 2023 la città fu investita dal ciclone Daniel, e data la sua posizione alla fine del Wadi Derna, un fiume arido che si riempie d’acqua solo quando piove, l’effetto dell’alluvione fu devastante. Parti intere della città furono rase al suolo, spazzate via dalla furia dell’acqua nel cuore della notte, dopo che alcune dighe cedettero improvvisamente. A distanza di poco più di un anno, la ricostruzione procede spedita. Il generale Khalifa Haftar starebbe approfittando dell’occasione per espandere il suo potere e la sua presa sulla Libia orientale (Nzz).
Ondate di calore marine sempre più lunghe, intense e profonde. Secondo l’Ottavo rapporto sullo stato degli oceani elaborato dal Servizio marino di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell'Unione europea, il mar Mediterraneo è altamente vulnerabile al cambiamento climatico, con eventi marini estremi sempre più intensi e frequenti. Le ondate di calore, il riscaldamento delle acque profonde e le sempre maggiori fioriture di fitoplancton stanno infatti avendo un grosso impatto sull'ecologia del nostro mare. In particolare, ondate di calore marine sempre più intense e prolungate minacciano gli ecosistemi marini, la biodiversità e attività umane come la pesca e l'acquacoltura. Queste ondate di calore stanno coinvolgendo anche le acque profonde, amplificando i loro effetti sull'intero ambiente marino. Il rapporto infine sottolinea quanto sia importante implementare e migliorare sistemi di monitoraggio, ricerca e gestione sostenibile per mitigare questi impatti e proteggere sia la vita marina che le comunità costiere che dipendono dal mar Mediterraneo per vivere.
Il ruolo della corrente a getto su clima e agricoltura. Un gruppo di scienziati è riuscito a ricostruire l’andamento del jet stream degli ultimi 700 anni studiando gli anelli dei tronchi degli alberi. I jet stream, sono quelle correnti di aria a getto che si spostano nella stratosfera e che spesso finiscono sulle cronache dei giornali quando spingono gli aerei e li fanno raggiungere velocità supersoniche. Uno studio recentemente pubblicato su Nature ha ricostruito il modo in cui la direzione e la posizione del jet stream influenza l’andamento delle estati europee. Se il jet stream si posiziona molto a nord, crea condizioni bagnate e fredde nella fascia che va dalle isole inglesi al Belgio, ed estati molto calde nella fascia che abbraccia Italia, Grecia e Balcani. Se invece il jet stream si posiziona più a sud, allora l’estate sarà più calda nelle isole inglesi e più bagnata e fredda nel Mediterraneo.
“È affascinante come possiamo collegare minuscole caratteristiche subcellulari del legno ai venti atmosferici che si intrecciano nell'atmosfera molti chilometri sopra la Terra”, ha detto Valerie Trouet, a capo della ricerca.
I dati ricavati dai tronchi degli alberi sono poi stati incrociati con documenti storici, tipo cronache di bufere, epidemie o resoconti sulla raccolta dell’uva o di altre colture in uno specifico anno, di cui sono ricchi gli archivi storici europei. L'obiettivo è quello di fornire una base di dati sull’andamento storico dei jet stream per capire come si evolveranno in futuro e quali saranno quindi le condizioni atmosferiche che ci aspettano (Phys.org; Greenreport).
Viticoltori resilienti. A proposito di raccolti, segnaliamo a chi non l’avesse letta o ricevuta, l’ultima edizione di Lapilli+, la newsletter con contenuti originali a cura di Magma. Nel numero di ottobre, la giornalista Soledad Dominguez racconta come in un paese del sud della Francia i viticoltori stiano introducendo vitigni resistenti alla siccità e nuove tecniche di potatura o copertura del suolo per adattarsi al cambiamento climatico e alle nuove tendenze di mercato. Visto che si tratta di un progetto sviluppato esternamente a Magma, abbiamo deciso di rendere l’articolo interamente accessibile anche ai non iscritti per promuovere il loro lavoro. Lo puoi leggere qui.
Distese d’acqua nel deserto. In Marocco tra settembre e ottobre piogge che non si vedevano da decenni hanno allagato parti del deserto del Sahara creando un paesaggio piuttosto insolito fatto di acqua, sabbia e deserto (The Guardian; Rainews). Secondo una recente ricerca, il futuro del Sahara potrebbe vedere un aumento delle precipitazioni estreme legato al riscaldamento globale causato dai combustibili fossili e il suo impatto sul ciclo dell'acqua (Cnn). Quest’anno tutta la fascia meridionale del Sahara ha visto un incremento di piogge e attraverso un foto confronto si vede chiaramente come il deserto abbia ceduto il passo alla vegetazione.
GUGLIELMO MATTIOLI
Producer multimediale, ha contribuito a progetti innovativi usando realtà virtuale, fotogrammetria e live video per il New York Times. In una vita passata faceva l’architetto e molte delle storie che produce oggi riguardano l’ambiente costruito. Ha collaborato con testate come The New York Times, The Guardian e National Geographic. Vive e lavora a New York da più di 10 anni.Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a dicembre, o prima con Lapilli+.
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